É giusto lasciare la libertà agli adolescenti o no?
Se vogliamo che gli adolescenti godano di una buona salute mentale ed emotiva, dobbiamo fare in modo che abbiano un certo controllo sulla loro vita.
Per comprendere meglio il problema e per poter dare la giusta risposta, dobbiamo conoscere il periodo delicato che ogni essere umano attraversa: l'adolescenza.
L'adolescenza è l'età del cambiamento, come spiega l'etimologia della parola latina adolescere che significa: "crescere". Tra l'infanzia e l'età adulta, l'adolescenza è un periodo di passaggio in cui l'individuo si trova a non essere più un bambino ma a non essere ancora un adulto. Questo duplice movimento del ripudiare l'infanzia da una parte e cercare uno stato stabile di adulto dall'altra, costituisce la "crisi" che ogni adolescente attraversa.
Durante l'adolescenza, il giovane si trova ad affrontare, dei cambiamenti su diversi domini :
1° fisiologico: (10-11 anni nella femmina e 12-13 nel maschio) riguarda la produzione di ormoni e le trasformazioni somatiche (altezza, voce nei maschi, caratteri sessuali...);
2° sociale: gli adolescenti cercano di sviluppare una maggiore indipendenza dai genitori e di creare una propria identità all'interno del gruppo dei pari. Gli amici/ le relazioni diventano estremamente importanti mentre sperimentano nuovi ruoli e responsabilità.
3° psicologico: i cambiamenti puberali portano l'adolescente a instabilità emotiva e a frequenti fluttuazioni dell'umore. Può succedere infatti che li vediamo piangere senza un motivo apparente. Sul piano cognitivo, inoltre vi è un maggiore sviluppo del pensiero astratto e del ragionamento critico. Iniziano ad esplorare nuove idee e ad affrontare questioni morali.
A questo punto ci tengo a spendere qualche parola sul pensiero astratto, poichè si tratta essenzialmente della capacità di astrarre l'essenziale a partire da caratteristiche comuni. Esso permette di ricordare diversi aspetti di una situazione, di prevedere e di pianificare il futuro, di pensare in maniera simbolica e di trarre delle conclusioni.
Ugualmente importante è il pensiero simbolico in quanto ci fornisce una rappresentazione della realtà in funzione dell'esperienza (la frase che comunemente usiamo allo scopo è: fare frutto dell'esperienza").
Tutti questi cambiamenti naturalmente vengono vissuti con una certa intensità sia dai ragazzi, appunto, che dalle famiglie. In particolare i genitori si trovano a vivere i cambiamenti del figlio cercando di districarsi tra i vari eccessi (consumazione d'alcool, di droga, di tabacco, per non parlare delle situazioni pericolose).
Quindi come fare fronte a tutto questo?
Per Freud non esistono genitori ideali. Essere genitori è fare spesso esperienza di un sentimento di inadeguatezza. Quelli che fanno esperienza della loro inadeguatezza, sono i migliori. I peggiori sono quelli che non hanno alcun cognizione della loro insufficienza e che si pongono invece come guide ideali dei loro figli generando spesso nei figli grave malessere.
- Il ruolo genitoriale nella fase di crescita degli adolescenti ha delle peculiarità: l'adolescenza è una fase della vita con grandissime potenzialità ma anche grandi fragilità. I Genitori si trovano a doversi districare tra il desiderio di indipendenza che avanza ed un bisogno, non sempre espresso, di cura e di protezione dei figli.
Allora, chi è il genitore sufficientemente buono? Quello che garantisce la sua presenza o il genitore assente che impone ai figli di essere responsabile?
Credo sia più utile oscillare tra la posizione della presenza e quella dell'assenza, perchè un genitore troppo presente tende a produrre un modello disciplinare della genitorialità, come mano forte che guida e orienta il destino della vita dei figli; il genitore sempre assente rischia di esporre la vita dei figli al vuoto troppo precocemente e in modo traumatico.
Il genitore sufficientemente buono è colui che sa offrire la propria presenza ma non come controllo.
Freud diceva che "... un buon genitore è colui che sa chiudere gli occhi" cioè che sa sottrarsi, non è quello impietoso che coglie difetti e giudica."
Il genitore sufficientemente buono è colui che sa andare sullo sfondo, è colui che da una parte deve garantire la presenza e l'ascolto, dall'altra deve anche sapere lasciare andare i propri figli al loro destino, rinunciare al "diritto di proprietà ... è questa la più grande responsabilità che un genitore ha sui figli: quella di non avanzare alcun diritto di proprietà... Questo è il dono più grande che un genitore può fare ai figli" (M. Recalcati).
Pertanto per rispondere alla domanda iniziale è necessario valutare attentamente la maturità e le capacità di ciascun adolescente e adattare di conseguenza il livello di libertà concesso. Inoltre una comunicazione aperta e onesta tra genitori e adolescenti è fondamentale per affrontare i problemi, le aspettative e le regole familiari.
Se vogliamo che gli adolescenti godano di una buona salute mentale ed emotiva, dobbiamo fare in modo che abbiano un certo controllo sulla loro vita.
Per comprendere meglio il problema e per poter dare la giusta risposta, dobbiamo conoscere il periodo delicato che ogni essere umano attraversa: l'adolescenza.
L'adolescenza è l'età del cambiamento, come spiega l'etimologia della parola latina adolescere che significa: "crescere". Tra l'infanzia e l'età adulta, l'adolescenza è un periodo di passaggio in cui l'individuo si trova a non essere più un bambino ma a non essere ancora un adulto. Questo duplice movimento del ripudiare l'infanzia da una parte e cercare uno stato stabile di adulto dall'altra, costituisce la "crisi" che ogni adolescente attraversa.
Durante l'adolescenza, il giovane si trova ad affrontare, dei cambiamenti su diversi domini :
1° fisiologico: (10-11 anni nella femmina e 12-13 nel maschio) riguarda la produzione di ormoni e le trasformazioni somatiche (altezza, voce nei maschi, caratteri sessuali...);
2° sociale: gli adolescenti cercano di sviluppare una maggiore indipendenza dai genitori e di creare una propria identità all'interno del gruppo dei pari. Gli amici/ le relazioni diventano estremamente importanti mentre sperimentano nuovi ruoli e responsabilità.
3° psicologico: i cambiamenti puberali portano l'adolescente a instabilità emotiva e a frequenti fluttuazioni dell'umore. Può succedere infatti che li vediamo piangere senza un motivo apparente. Sul piano cognitivo, inoltre vi è un maggiore sviluppo del pensiero astratto e del ragionamento critico. Iniziano ad esplorare nuove idee e ad affrontare questioni morali.
A questo punto ci tengo a spendere qualche parola sul pensiero astratto, poichè si tratta essenzialmente della capacità di astrarre l'essenziale a partire da caratteristiche comuni. Esso permette di ricordare diversi aspetti di una situazione, di prevedere e di pianificare il futuro, di pensare in maniera simbolica e di trarre delle conclusioni.
Ugualmente importante è il pensiero simbolico in quanto ci fornisce una rappresentazione della realtà in funzione dell'esperienza (la frase che comunemente usiamo allo scopo è: fare frutto dell'esperienza").
Tutti questi cambiamenti naturalmente vengono vissuti con una certa intensità sia dai ragazzi, appunto, che dalle famiglie. In particolare i genitori si trovano a vivere i cambiamenti del figlio cercando di districarsi tra i vari eccessi (consumazione d'alcool, di droga, di tabacco, per non parlare delle situazioni pericolose).
Quindi come fare fronte a tutto questo?
Per Freud non esistono genitori ideali. Essere genitori è fare spesso esperienza di un sentimento di inadeguatezza. Quelli che fanno esperienza della loro inadeguatezza, sono i migliori. I peggiori sono quelli che non hanno alcun cognizione della loro insufficienza e che si pongono invece come guide ideali dei loro figli generando spesso nei figli grave malessere.
- Il ruolo genitoriale nella fase di crescita degli adolescenti ha delle peculiarità: l'adolescenza è una fase della vita con grandissime potenzialità ma anche grandi fragilità. I Genitori si trovano a doversi districare tra il desiderio di indipendenza che avanza ed un bisogno, non sempre espresso, di cura e di protezione dei figli.
Allora, chi è il genitore sufficientemente buono? Quello che garantisce la sua presenza o il genitore assente che impone ai figli di essere responsabile?
Credo sia più utile oscillare tra la posizione della presenza e quella dell'assenza, perchè un genitore troppo presente tende a produrre un modello disciplinare della genitorialità, come mano forte che guida e orienta il destino della vita dei figli; il genitore sempre assente rischia di esporre la vita dei figli al vuoto troppo precocemente e in modo traumatico.
Il genitore sufficientemente buono è colui che sa offrire la propria presenza ma non come controllo.
Freud diceva che "... un buon genitore è colui che sa chiudere gli occhi" cioè che sa sottrarsi, non è quello impietoso che coglie difetti e giudica."
Il genitore sufficientemente buono è colui che sa andare sullo sfondo, è colui che da una parte deve garantire la presenza e l'ascolto, dall'altra deve anche sapere lasciare andare i propri figli al loro destino, rinunciare al "diritto di proprietà ... è questa la più grande responsabilità che un genitore ha sui figli: quella di non avanzare alcun diritto di proprietà... Questo è il dono più grande che un genitore può fare ai figli" (M. Recalcati).
Pertanto per rispondere alla domanda iniziale è necessario valutare attentamente la maturità e le capacità di ciascun adolescente e adattare di conseguenza il livello di libertà concesso. Inoltre una comunicazione aperta e onesta tra genitori e adolescenti è fondamentale per affrontare i problemi, le aspettative e le regole familiari.